Nel nuovo video realizzato in questi giorni, il primo da quando sono a Torino, ho voluto rendere un altro concetto fondamentale legato al metamodernismo, al fine di avere un tipo di comprensione della realtà che ritengo essenziale. Come quello precedente era basato su una particolare visione del tempo e del rapporto oggetto-soggetto, questo ci parla di una teoria fisica e matematica in grado di spiegare “soltanto” il funzionamento dell’universo: la teoria del caos.
Essa afferma che in un sistema complesso, come può essere una galassia o una società, una piccola variazione porta a cambiamenti enormi nel suo insieme. Ovvero il famoso effetto farfalla. Questo non vuol dire rinunciare al determinismo e dire che sia impossibile prevedere il futuro, in verità lo sarebbe, solo che farlo vorrebbe dire conoscere esattamente la posizione di ogni atomo in tutto il sistema, e almeno di non avere qualche potere magico di precognizione o disporre di tecnologie inconcepibilmente avanzate non è fattibile…
Il simbolo che uso nel video per riferirmi alla teoria è un frattale, in particolare l’insieme di Mandelbrot, poiché è uno schema infinitamente complesso che si ripete su scale di grandezza diverse. Non so a voi, ma a me zoomare una struttura simile mi da un effetto ipnotico e la sensazione di star precipitando nell’immensità dell’universo. È simile per certi versi alla sensazione provata guardando un cielo stellato di notte (e ritorniamo così al nostro caro romanticismo tanto discusso).
Adesso vi farò fare un salto indietro nel tempo di uno, due o tre anni e vi porterò a Sanremo per ricordarci cosa succede quando non si ha ben presente la complessità del nostro mondo, soprattutto nel 2022, proprio come i frattali e la teoria del caos ci insegnano. Nei vari posti frequentati in questo periodo da un Loris più giovane trovate molte persone che se ne escono con frasi semplicistiche come: “non esiste giusto o sbagliato”, “nulla è assoluto”, “se uno è felice a fare x allora x è sempre buono per lui”, eccetera.
Tutto, nulla, sempre, mai, sono le parole che abbondano nei loro discorsi. Ne trovate però altre (poche) che sembrano mettere spesso in discussione ciò in cui credono, consapevoli di non riuscire a cogliere ogni sfaccettatura della realtà (e chi ci riesce?) Fra queste eccone una in particolare che un giorno da a Loris una pillola di verità, quasi fosse quella rossa del film Matrix, in grado di aprirgli gli occhi e fargli capire un dato di fatto magari non piacevolissimo da accettare: le frasi che contengono “tutto” o “niente” esprimono molto probabilmente delle falsità.
Attenzione al “molto probabilmente”: se avessi detto “tutte le frasi con “tutto” o “niente” esprimono falsità” mi sarei contraddetto. Ma la realtà non è questo. Se molte persone vedono solo il bianco e altre solo il nero, e altre solo bianco o nero, la realtà sta nelle infinite sfumature di grigio, o mi piace dire di più, in tutti i colori in cui il bianco può essere scomposto e di cui il nero rappresenta la negazione. L’arcobaleno che si va a formare però contiene anche il nero da un lato e il bianco dall’altra. Gli assoluti esistono, come non esisterà mai un cerchio quadrato, ma sono una minoranza della realtà.
Ecco su cosa le persone di prima, soprattutto educatori, avrebbero dovuto riflettere prima di agire, magari anche in maniera contraddittoria rispetto alle loro parole (emblematico l’episodio successo anni fa quando, ad un centro aggregazione che frequentavo al tempo, litigo con un altro utente che mi insulta e l’educatrice prendendomi in disparte mi dice testuali parole: “non esiste giusto o sbagliato, ma non sta nè in cielo nè in terra che uno ti tratti così”. Trovateci un senso voi, perché io ormai ho rinunciato).
La logica dietro ad una visone simile si oppone a quella definita “classica”, basata sul principio che una cosa non possa essere allo stesso tempo uguale ad A e al suo opposto non-A, ed è più simile a quella “fuzzy”, negando tale principio. Per tornare all’esempio di prima, il grigio non è solo bianco o nero, ma un rapporto fra i due. Ciò non vuol dire che i due colori non esistano, ma riconoscere che tra A e non-A ci siano infinite proporzioni delle stesse, nelle quali si articola la complessità dell’universo.
Ora che avete ricevuto un’infarinatura veloce su questo pilastro del pensiero postmoderno, vi auguro buona visione, e spero vi siate ritrovati in quanto detto! 😉
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